Lo stoccaggio è l'attività industriale di immagazzinamento del gas per la successiva estrazione quando necessario. Lo stoccaggio di gas è stato realizzato per la prima volta nel 1915 in Canada e da allora si è sviluppato divenendo un comune processo anche in Europa. Il primo stoccaggio di gas naturale in Italia è stato realizzato nel 1964 a Cortemaggiore (PC). In Italia avviene mediante la conversione di giacimenti naturali.
Lo stoccaggio di gas naturale in sotterraneo è realizzato per soddisfare diverse esigenze legate all'utilizzo e alla produzione del gas. In particolare, per rispondere in tempo reale alle richieste di gas del mercato; permettere di gestire le strutture produttive e di trasporto con adeguati margini di flessibilità; garantire il mantenimento di riserve "strategiche" da utilizzare esclusivamente per fronteggiare situazioni eccezionali, come condizioni meteorologiche particolari (punte anomale di freddo intenso), o crisi internazionali che blocchino in parte gli approvvigionamenti dall'estero, che costituiscono oltre il 90% del gas utilizzato in Italia. Quando il sistema gas italiano non è in grado di coprire i fabbisogni, lo stoccaggio interviene restituendo il gas alla rete nazionale coprendo così i picchi di domanda. In alcuni giorni dell'anno la differenza tra il gas consumato dagli utilizzatori finali (famiglie, aziende e produttori di energia elettrica e il gas disponibile in rete è particolarmente elevata, e il complesso degli stoccaggi in esercizio in Italia copre circa il 30% dei consumi nazionali.
Secondo le stime del Ministero dello Sviluppo Economico, oggi in Italia manca ancora "capacità di punta giornaliera" (ovvero la copertura dei fabbisogni di picco giornalieri) per 65 milioni di metri cubi al giorno. Questa mancanza rende necessario ricorrere a misure d'emergenza, come successo nel 2006, 2009 e nel febbraio 2012, che hanno reso necessario, tra l'altro, una riduzione delle temperature nelle abitazioni e l'interruzione della fornitura di gas a circa 2000 imprese (che avevano sottoscritto contratti interrompibili), col conseguente fermo delle attività o ricorso a combustibili più inquinanti. L'impianto di stoccaggio di Cornegliano Laudense contribuirà a colmare circa il 20% di questo gap.
Il gas viene consegnato all'impianto di stoccaggio dalla rete nazionale di trasporto del gas gestita da Snam Rete Gas (SRG), che è responsabile del trasporto e del dispacciamento di questa risorsa proveniente sia dalla produzione nazionale, che dalle importazioni dall'estero. Tutto il gas arriverà e sarà restituito tramite tubazioni interrate, senza disturbare in alcun modo la cittadinanza e senza la necessità di ricorrere al trasporto con mezzi pesanti.
E' una struttura sotterranea naturale costituita da diversi elementi idonei all'immagazzinamento e al prelievo del gas. Si tratta di un serbatoio costituito da rocce solide e coerenti dotate di adeguata porosità e permeabilità, dove il gas è contenuto, e uno strato di copertura costituito da rocce impermeabili, solide e coerenti sovrastanti il serbatoio, che ne garantiscono la tenuta e l'isolamento idraulico, impedendo perdite di gas verso l'alto.
I giacimenti sono il frutto di una lunga e complessa evoluzione geologica naturale, che ha permesso la formazione e l'accumulo degli idrocarburi per milioni di anni.
Non sono delle cavità e sono significativamente diversi dagli altri tipi di serbatoi utilizzati per il contenimento degli idrocarburi come ad esempio i gasometri, i serbatoi di GNL, i duomi salini e gli acquiferi.
Nel selezionare i siti da adibire allo stoccaggio sono fondamentali le caratteristiche già note del giacimento, che deve garantire un sicuro ed efficiente immagazzinamento e prelievo del gas. Per questo motivo in Italia tutti i siti di stoccaggio vengono realizzati in giacimenti di gas esauriti, che sono stati in attività per decenni e sono quindi ben conosciuti anche dal punto di vista geologico. Viene inoltre valutato il contributo che lo stoccaggio può offrire per soddisfare i consumi di gas del territorio, attuali e previsti. Altro aspetto importante è il corretto bilanciamento della rete di trasporto nazionale, che deve garantire la disponibilità del gas su tutto il territorio nazionale - anche in caso di improvvise interruzioni - dai punti di importazione del Nord e Sud Italia. Una volta selezionato il sito dal punto di vista "tecnico", viene valutata la sua compatibilità ambientale, oltre che la sicurezza degli impianti, con particolare riferimento alla presenza di abitazioni o di luoghi frequentati dalla popolazione.
Il giacimento di Cornegliano Laudense si trova a circa 1,5 chilometri di profondità ed è ricoperto da rocce impermeabili dotate di eccellenti caratteristiche sigillanti.
E' possibile utilizzare serbatoi cilindrici metallici interrati o grosse sfere in superficie ma, considerati gli alti volumi di gas da stoccare (nel complesso in Italia attualmente sono 16 miliardi di metri cubi tra commerciale e strategico), il numero di serbatoi necessari sarebbe elevatissimo, con una occupazione del territorio insostenibile.
Negli anni '50 a Cornegliano Laudense si verificarono degli episodi di infiltrazione di gas nel terreno e nei fabbricati posti al di sotto del livello del suolo. La causa fu un errore nella messa in produzione del giacimento di Caviaga (in provincia di Lodi), dovuto alla rudimentale tecnologia e alla limitata esperienza di allora nei giacimenti di gas. Per la conformazione geologica della zona, il gas fuoriuscito dal giacimento di Caviaga migrò in superficie verso nord-ovest nell'area di San Martino in Strada e Cornegliano Laudense. L'evento non comportò problemi al giacimento di Cornegliano, perchè questo è separato da quello di Caviaga ed è localizzato in una struttura geologica indipendente, del tutto distinta. Oggi non si va più incontro a rischi simili, vista la tecnologia e l'esperienza maturata in oltre 60 anni ed essendo quello di Cornegliano un giacimento a bassa pressione.
No, verrà stoccato solo il gas metano.
Si tratta di attività caratteristiche per il settore che vengono svolte all'interno delle aree di lavorazione da personale qualificato, nel pieno rispetto delle norme di sicurezza e previa autorizzazione delle autorità competenti. I test vengono effettuati in corrispondenza del termine della perforazione dei pozzi, che collegano il giacimento con l'impianto di stoccaggio, mediante l'inoltro del gas del giacimento in torcia per preparare i pozzi alla futura attività di stoccaggio, eliminando dal loro interno i fluidi di perforazione e per valutare le attuali condizioni del giacimento. Sono quindi dei test volti a garantire la funzionalità e sicurezza del futuro impianto di stoccaggio.
Sono delle attività preliminari alla costruzione di opere che prevedono la realizzazione di scavi per la ricerca di eventuali oggetti metallici nel sottosuolo, che potrebbero includere anche ordigni bellici inesplosi delle passate guerre. Tali attività sono regolate dalla legge 177/2012, che non impone ad una Società di fare una bonifica, ma le richiede solo una preventiva valutazione del rischio, dalla quale dipenderà la scelta di portarla a termine o meno. Ital Gas Storage ha deciso, a carattere precauzionale e a beneficio della pubblica sicurezza, di effettuare queste operazioni di ricerca di eventuali residuati bellici attraverso una società specializzata. Dopo un preliminare rilievo in superficie con l'uso di georadar è prevista una successiva esecuzione di perforazioni a qualche metro di profondità dei terreni oggetto di ricerca.
Il Fracking è una tecnica utilizzata principalmente negli USA, Canada e solo marginalmente in Nord Europa per l'estrazione di gas da sedimenti argillosi naturalmente impermeabili. Si tratta di creare artificialmente fratture nei sedimenti argillosi, così da rendere possibile l'estrazione del gas intrappolato. Questo gas, disperso in modeste quantità nel sedimento, in passato non veniva preso in considerazione. Per rendere possibile il prelievo si utilizzano tecniche di microfratturazione idraulica del sedimento. In alcuni casi questa tecnica crea una micro-sismicità locale.
No, in Italia il Fracking non è utilizzato. Non esistono infatti sedimenti che contengano metano sfruttabile in modo significativo e quindi non ci sono al momento investimenti in questo tipo di ricerche.
No. Tutti gli stoccaggi tradizionali sul suolo italiano, come lo stoccaggio di Cornegliano Laudense, sono basati su giacimenti di gas esauriti, cioè corpi solidi in profondità geologiche dotati di permeabilità naturale. In questa tipologia di siti si va a ricollocare il gas nello stesso luogo in cui si è formato in epoche geologiche precedenti e allo stesso livello di pressione originaria (così come previsto dal Decreto di Concessione), senza alcuna innovazione sperimentale. Tali giacimenti si sono conservati e si conservano senza danneggiamenti da milioni di anni, nonostante le centinaia di sequenze sismiche che si sono verificate nel tempo.
No. Non sarà modificata la qualità delle acque superficiali e delle falde. Questo aspetto è stato studiato attentamente in sede di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). Le falde acquifere potabili si trovano a poche decine di metri di profondità, mentre il giacimento a 1,5 chilometri: non ci saranno quindi interferenze di alcun genere.
L'impianto di stoccaggio rispetterà i limiti di rumorosità imposti dalla legge e dalle normative comunali relative all'area dove sarà realizzato.
Trattandosi di un impianto industriale in funzionamento continuo, il rumore prodotto dalle apparecchiature in servizio verrà mitigato utilizzando una serie di accorgimenti (barriere fonoassorbenti, cabinati in corrispondenza di compressori, valvole silenziate) per garantire, in ogni fase di esercizio, il rispetto dei limiti fissati dalle normative.
No. Quando il sito sarà operativo, ci sarà un movimento di mezzi paragonabile a quello, a sua volta non rilevante, generato dalle precedenti operazioni di produzione del gas. Tutto il gas verrà ricevuto e trasferito mediante tubazioni interrate, che non richiedono l'utilizzo di camion.
Durante la fase di costruzione ci sarà inevitabilmente un aumento del traffico anche di mezzi pesanti, ma per un periodo limitato di circa 18 mesi, durante la costruzione della centrale di compressione e trattamento.
Lo stoccaggio in giacimento è la modalità di stoccaggio del gas meno invasiva. Invece di centinaia di serbatoi fuori terra, il gas sarà depositato a un chilometro e mezzo di profondità. Inoltre, essendo posto ad elevate profondità nel sottosuolo, il gas non influenzerà in alcun modo le attività svolte in superficie, comprese le attività agricole. Gli strati rocciosi impermeabili di copertura isolano infatti completamente il giacimento che contiene il gas, impedendone la fuoriuscita.
Un impianto di superficie sarà necessario per la compressione e il trattamento del gas iniettato ed estratto dal giacimento, ma gli impatti visivi saranno limitati al massimo, ricorrendo anche a diffuse piantumazioni con l'utilizzo di essenze locali.
No, non ci saranno dispersioni di sostanze inquinanti né in atmosfera, né nei terreni o nelle acque di falda. Il giacimento è infatti isolato dagli strati rocciosi di copertura, che lo rendono impermeabile e impediscono eventuali fuoriuscite di gas.
L'idoneità tecnica del giacimento è stata accertata dagli esperti del precedente concessionario (Agip, oggi Eni E&P), dell'Ufficio Minerario del Ministero dello Sviluppo Economico (UNMIG) e da primarie società del settore, che hanno effettuato ripetuti studi su mandato di Ital Gas Storage. Il giacimento è separato dalla superficie da un chilometro e mezzo di roccia solida ed il gas è contenuto in una roccia solida porosa (non in un serbatoio cavo), dov'è stato naturalmente contenuto per milioni di anni. La presenza della roccia di copertura, caratterizzata da una elevata impermeabilità, assicura che non vi siano migrazioni al di fuori del giacimento verso le aree limitrofe.
I camini svolgono unicamente una funzione di "scarico" di sicurezza e vengono pertanto impiegati solo nel caso in cui sia richiesto lo svuotamento delle tubazioni per motivi di sicurezza. In questo caso vengono immessi in atmosfera ridotti quantitativi di gas per garantirne la dispersione in totale sicurezza. Non si tratta di torce ma di "camini freddi", in cui il gas non brucia né potrebbe bruciare, in quanto alla sommità del camino stesso è presente un sistema estinguente che entra in funzione qualora il gas emesso dovesse bruciare.
No. Un giacimento non è una caverna piena di gas, ma una struttura di roccia solida porosa all'interno della quale il gas rimane intrappolato. Il fenomeno di esplosione richiederebbe elevati contenuti di ossigeno, che non si possono verificare in giacimenti come quelli di Cornegliano, in cui la pressione del giacimento è sempre superiore a quella atmosferica, rendendo quindi impossibile la penetrazione di ossigeno nel giacimento.
La perforazione dei nuovi pozzi non comporta alcun effetto sugli aspetti morfologici del territorio, né a breve, né a lungo termine. Il giacimento, posto a 1,5 chilometri di profondità, è un corpo solido ed è ricoperto da un consistente spessore di parecchie centinaia di metri di argille impermeabili, che garantiscono un perfetto isolamento idraulico del giacimento e del gas stoccato.
I rifiuti speciali che verranno prodotti quando la Centrale sarà in esercizio saranno costituiti prevalentemente dalle acque che provengono dal processo di disidratazione del gas e dai residui dei composti chimici impiegati durante il processo di disidratazione del gas. Tutti i residui dovranno essere smaltiti con le modalità prescritte; in particolare le acque di processo verranno smaltite in discarica.
Il rispetto dei più alti standard in termini di salute e di sicurezza rappresenta una delle principali prerogative sin dalle primissime fasi della progettazione e realizzazione dell'impianto di stoccaggio. L'applicazione delle normative di sicurezza mineraria (di competenza dei tecnici del Ministero dello Sviluppo Economico) e della direttiva "Seveso", relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti (di competenza dei Comitati Tecnici Regionali (CTR) presieduti dai comandanti regionali dei Vigili del Fuoco), garantisce alti livelli di sicurezza per i lavoratori e la popolazione. In particolare, l'esame del progetto da parte dei CTR, finalizzato all' identificazione e quantificazione del rischio, permette la definizione e l'applicazione di programmi di prevenzione e protezione della popolazione specifici, oltre che la verifica della compatibilità territoriale ed urbanistica del progetto con il contesto in cui l'impianto va a collocarsi.
Lo stoccaggio di Cornegliano è stato uno dei primi impianti che ha incorporato sin dalla progettazione tutta la recente normativa (ai sensi della Circolare n. 13302 del 21 ottobre 2009 del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare/ del Ministero dell'Interno/ del Ministero dello Sviluppo Economico, e ai sensi dell' art. 9 del D.Lgs 334/99 e S.M.I (Seguenti Modifiche e/o Integrazioni) relativa anche alle analisi di sismicità prima del rilascio della Concessione.
Il progetto relativo agli impianti connessi al deposito è stato valutato secondo la disciplina della "Direttiva Seveso" ed ha ottenuto il permesso per la costruzione a seguito di varie istruttorie, una delle quali condotta da tecnici specializzati appartenenti al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco (sia Regionali, che di Lodi) e all'ARPA di Lodi.
Durante questo iter è stato analizzato nello specifico il rischio connesso all'installazione dell'impianto e tutti gli Enti preposti hanno concordato sul fatto che eventuali anomalie non comportino alcun rischio per la popolazione delle aree interessate dalla concessione di stoccaggio. Il deposito di Cornegliano è stato progettato da una delle maggiori società di ingegneria al mondo, con una vasta esperienza nel settore, ed incorpora le migliori tecnologie disponibili.
Posto che per Ital Gas Storage la sicurezza costituisce un principio fondamentale del suo operare, la Società ha investito in tecnologie di ultima generazione per la messa in atto di sofisticate procedure di sicurezza per evitare l'insorgere di possibili incidenti nell'impianto.
Due sono i piani di sicurezza che verranno messi a punto da Ital Gas Storage assieme alle autorità competenti, per fronteggiare eventuali incidenti, così come richiesto dalle normative vigenti in materia:
Sin dall'inizio dell'avvio del cantiere, Ital Gas Storage ha messo in atto una serie di attività di monitoraggio – in particolare della qualità dell'aria, dell'acqua e dell'impatto acustico - in collaborazione con Arpa Lombardia, volte a preservare l'ambiente e la salute della sua comunità. Tali attività proseguiranno nel corso di tutta la fase di realizzazione dell'impianto e quando l'impianto sarà in esercizio.
No, il sito di stoccaggio non costituisce un pericolo per la comunità. Ital Gas Storage doterà l'impianto di superficie e le opere del sottosuolo di sistemi di sicurezza collegati ad una sala controllo costantemente presidiata da personale specializzato 24 ore al giorno, per 365 giorni all'anno.
Si, le verifiche svolte dagli enti preposti (CTR e Comune) in base alla normativa vigente (DM 9/8/2001 e DGR 11/7/2012) hanno constatato che, sulla base delle informazioni istruite e verificate dal CTR, il futuro impianto di stoccaggio è compatibile urbanisticamente e territorialmente con il contesto in cui andrà a realizzarsi.
Tale verifica, detta "ERIR", è inclusa nel Piano di Governo del Territorio del Comune di Cornegliano Laudense.
Per quanto noto, in Italia gli stoccaggi di gas naturale non hanno mai dato luogo ad incidenti di alcun tipo in quasi 50 anni di attività, neppure in occasione dei numerosi terremoti naturali che si sono purtroppo succeduti negli anni nel nostro Paese, anche in presenza di impianti dotati di tecnologie meno avanzate rispetto a quelle attualmente disponibili e oggi adottate per il sito di Cornegliano.
Non si conoscono neppure incidenti dovuti a terremoti nei numerosi stoccaggi di gas in giacimenti esauriti presenti in moltissime aree ad alto rischio sismico del mondo, proprio per le loro caratteristiche di sicurezza intrinseca nei confronti delle sollecitazioni sismiche. In linea generale, gli incidenti avvenuti in siti di stoccaggio gas di giacimenti esauriti sono estremamente rari.
Va segnalato tuttavia l'evento del 2015 a Porter Ranch in California, dove si è verificata una fuoriuscita di gas in superficie attraverso alcuni pozzi di stoccaggio. Analizzando nel dettaglio l'evento è evidente che l'incidente sia stato causato dall'utilizzo di vecchissimi pozzi realizzati per la produzione di petrolio convertiti poi allo stoccaggio di gas, realizzati quindi con tecnologie obsolete e privi di quelle dotazioni tecniche e di sicurezza necessarie per un utilizzo sicuro per lo stoccaggio.
Nessuno degli studi e delle analisi condotte in questi anni ha dato evidenza di possibili correlazioni tra fenomeni sismici e lo stoccaggio di gas in Italia (anche dopo i terremoti dell'Emilia Romagna nel 2012).
Inoltre, a seguito delle raccomandazioni contenute nel rapporto redatto dalla Commissione ICHESE, la Direzione Generale per le Risorse Minerarie ed Energetiche del Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato gli "Indirizzi e linee guida per il monitoraggio della sismicità, delle deformazioni del suolo e delle pressioni di poro nell'ambito delle attività antropiche" a cui Ital Gas Storage ha già aderito da novembre 2015 su base volontaria, nonostante il giacimento di Cornegliano non ricada tra i casi da tenere monitorati individuati dal Ministero stesso.
Dopo le scosse sismiche, gli uffici tecnici minerari del Ministero dello Sviluppo Economico hanno eseguito le necessarie verifiche su tutti gli impianti di stoccaggio gas e coltivazione di idrocarburi presenti sul territorio nazionale, dalle quali non è emerso alcun danno alle infrastrutture o ai giacimenti, al punto che non si sono verificati rallentamenti nelle attività di stoccaggio. I siti di stoccaggio compresi gli impianti situati in Emilia Romagna e prossimi all'epicentro del terremoto, hanno infatti continuato ad essere operativi anche durante il sisma, garantendo la consegna di gas alle utenze finali.
Indipendentemente dalla classificazione sismica del comune di Cornegliano Laudense, va evidenziato che il sistema giacimento e roccia di copertura risulta "isolato" geodinamicamente da consistenti formazioni argillose, presenti sia inferiormente che superiormente, che contribuiscono ad assorbire la propagazione delle onde sismiche nel sottosuolo, grazie alla loro proprietà elastica.
Il giacimento, inoltre, non è una caverna, e quindi non sono possibili fenomeni di crollo delle volte, nè si sono verificate modifiche strutturali dopo essere stato soggetto per millenni alla pressione naturale del gas. Infine, gli eventi sismici nella zona di interesse rilevati sono caratterizzati da ipocentri profondi (superiori a 20 km) molto lontani dalle profondità del giacimento (1,5 km).
Gli impianti di superficie sono stati progettati in accordo alla normativa antisismica considerando l'impianto di stoccaggio appartenente alla categoria delle grandi opere di importanza strategica; pertanto l'opera è stata dimensionata adottando i coefficienti di sicurezza massimi previsti dalla classificazione sismica.